La bocca di Ruben si tirò e si storse, la testa si avvicinò alla spalla. «Okay» fece eco, in risposta a quel come va rigirato; una risposta fasulla, incapace di racchiudere quella tempesta che gli si agitava dentro e alla quale non sapeva nemmeno dare sei nomi, figuriamoci uno soltanto.
Intanto MJ parlava di Quidditch - era entrato nella squadra come riserva, da quanto ne sapeva, ma forse avrebbe dovuto aggiornare le sue conoscenze in proposito. Un pensiero invidioso, retorico, si domandò come facesse a coniugare gli allenamenti ai suoi doveri di Prefetto: il fatto che sia lui che Natalia avessero ricevuto la spilla aveva continuato ad impensierirlo dall'inizio dell'anno, a maturargli dentro come un'erba cattiva. Tutti in quel gruppo che c'era stato al San Mungo avevano avuto una qualche sorta di premio, che fosse una carica di rappresentanza o un posto in squadra.
Lui era rimasto indietro, coi pensieri impigliati tra i sostegni, quella rabbia che era pronta a scoppiare quando meno se lo aspettava, che lo faceva sentire piccolo, stupido e in colpa.
Ti avverto, il mio record è nove rimbalzi, vediamo se riesci a battermi, Leoncino, ti va?
Grazie a Merlino non sapeva che genere di pensieri albergassero nella testa del compagno di Casa, se no probabilmente gli sarebbe saltato alla gola urlando. Lui non era piccolo, non era un leoncino, e la dovevano finire tutti di trattarlo in quel modo. Sua madre che gli diceva di stare fuori dai guai, suo zio Jason che doveva spiaccicarsi a terra per mettersi alla sua altezza, Natalia che si credeva una professoressa di Difesa, ora pure MJ che era insopportabile, e che era alto, più alto di lui, si credeva così grande, chi si credeva di essere a venire lì a lamentarsi di quanto fosse faticoso giocare in squadra, quando avrebbe dovuto solo esserne contento! E ovviamente era pure bravissimo a far saltare i sassi, te pareva.
Nessuno di loro c'era stato, alla Stamberga. Nessuno di loro aveva sentito Eirik che li metteva in guardia, che rivelava loro quel segreto. Non valevano più di lui, che la finissero di comportarsi come se così fosse stato! Si passavano un anno soltanto, perdiana, che cazzo aveva da chiamarlo leoncino?
«Che ci provo a fare, tanto sei imbattibile» borbottò. Meno male che l'aveva avvertito, eh.
Riprese a torturarsi un'unghia, guardando torvo il nulla, più cupo del becco del gufo poco distante.